Con il nuovo album “Fossora” la cantante islandese “scava” fra i ricordi e i legami con la sua terra e la sua famiglia.
Il nuovo album ha per titolo un parola latina ed è un’esaltazione della sua terra, a partire dalla copertina in cui Björk è un folletto islandese circondato dai funghi. Al suo interno, invece, musica per «gente che allestisce discoteche nei propri soggiorni», come lei stessa la definisce.
Fossora in latino è il femminile del sostantivo che indica «colui che scava», Björk ha scelto questo titolo per il suo album perché, in fondo, è proprio ciò che fa attraverso i tredici brani che lo compongono. Ancestress – in cui è presente anche suo figlio Sindri Eldon – e Sorrowful Soil sono dedicate a sua madre Hildur Rúna Hauksdóttir, fervente attivista morta nel 2018, mentre sua figlia Ísadóra Bjarkardóttir Barney compare nella conclusiva Her Mother’s House.
L’artista di Reykjavík non scava soltanto nel suo privato, ma anche nella sua terra: nei meandri di Fossora troviamo il brano Fagurt Er í Fjörðum, ovvero “La bellezza nei fiordi”, una canzone celebrativa della tradizione islandese. I versi sono quelli della poetessa nomade e pescatrice Látra-Björg, una figura interessante da vari punti di vista: emarginata dagli uomini perché più talentuosa di loro nella pesca, aveva il potere di muovere le montagne, leggere il mare, conoscendo gli spostamenti dei pesci, e lanciare incantesimi attraverso le sue poesie.
Musicalmente parlando, Fossora risente di due principali elementi. Il primo è legato al modus operandi di Björk, che costruisce ogni suo album come reazione al precedente. Vulnicura del 2015 era la struggente colonna sonora della separazione dall’artista Matthew Barney, Utopia del 2017 il tentativo escapista di elaborare la rottura sentimentale.