La straordinaria e originale esposizione “Picasso & Abstraction” è al Musées royaux des Beaux-arts de Belgique, fino 12 febbraio 2023
“L’arte astratta non esiste, non è che della pittura. bisogna sempre e comunque cominciare da qualcosa. Si può anche del tutto levare qualsivoglia apparenza di realtà; ma nessun pericolo, perché l’idea dell’oggetto ha lasciato un’impronta indelebile”. Parola di Pablo Picasso.
Strano destino quello del pittore spagnolo, da sempre associato all’astrazione quale una fra le sue maggiori fonti, eppure così assertivamente caustico con il processo e i suoi fenomeni. Prova ne sia, il debito per aver tracciato la via a pittori come Vladimir Tatlin, Kazimir Malevich, Olga Rozanova e financo Piet Mondrian.
E ancora: “Ho orrore di tutta questa pittura che si dice astratta. L’astrazione, che errore, che idea gratuita. Quando sia accostano dei colori gli uni agli altri e si tracciano delle linee nell’aria senza che ciò corrisponda a qualcosa, allora si fa tutto al più della decorazione”.
Il punto di non ritorno: La decorazione
La decorazione come un punto di non ritorno picassiano, dunque. Eppure, ciononostante, Picasso ha prodotto arte astratta, e da par suo.
Musées royaux des Beaux-arts de Belgique
A documentare questo aspetto della sconfinata produzione dell’artista di Malaga è la filogicamente documentatissima – e finalmente miliare – mostra ai Musées royaux des Beaux-arts de Belgique, icasticamente intitolata Picasso & Abstraction, a Bruxelles fino 12 febbraio 2023.
Picasso dunque quale vero precursore dell’astrazione, secondo le linee di un percorso frastagliato, fatto di andirivieni e rifiuti,progressi e forzate marce indietro; corsi e ricorsi che sono rivelati in questa mostra originale con costanza di visione e, secondo un percorso che stupisce in positivo per chiarezza narrativa e ricchezza di contributi.
Percorrendo la mostra fin dall’apparire degli studi preparatori per Les Demoiselles d’Avignon (1907), l’alea, il dado, ora che Brussel vi pone l’accento, appare come indissolubilmente tratto, nonostante le riflessioni “al negativo” del grande maestro. Perché quello con l’astrazione, a partire dal 1907 con in mostra Femme aus main jointes (études pour Les Demoiselles d’Avignon, Musées national Picasso-Paris, dation Pablo Picasso, 1979) resterà un rapporto complesso e intrigante, ma sempre proficuo, fino alle ultime tardive sperimentazioni gestuali dell’artista. Ancora del 1907 è presente il piccolo e significativo Petite Nu de dos aux bras levés (études pour Les Demoiselles d’Avignon) . E ancora il Paysage liié au “Moissonneurs”: arbres, sempre del 1907 per non dire dell’imprescindibile “Arbre” del 1907 ( Musées national Picasso-Paris, dation Pablo Picasso, 1979), dove il giovane Picasso propone una sua reinterpretazione dei principi della pittura di Cezanne e che farà commentare a Pierre Daix che “si tratta in realtà della prima pittura astratta della storia dell’arte moderna”.
“Arbre”
Un quadro che resterà a lungo conservato e ben nascosto nell’atelier dell’artista e che verrà esposto per la prima volta soltanto nel 1966, rendendo finalmente conto del carattere radicale della sperimentazione plastica di Picasso. Sperimentazione di cui sono complemento in mostra i vari studi pour Trois femmes, per arrivare al Paysage aux deux figures del 1908 sempre dal Musées national Picasso-Paris con il quale l’artistaz, nella geometrizzazione del paesaggio iniziata a Gòsol nel 1906, inserisce una dimensione ancor più irreale aggiungendo dei nudi tra i tronchi degli alberi.
Michel Draguet, directeur général des Musées royaux des Beaux-arts de Belgique
La Tête de femme (Fernande) del 1909 testimonia nella sua frammentazione e rottura dei piani, che favoriscono il gioco di luci e ombre, l’attenzione di Picasso alle sperimentazioni dell’epoca, “in particolare l’attenzione ai Futuristi e a Umberto Boccioni e Balla in quella che sembra una sezione italiana” come ci dice Michel Draguet, directeur général des Musées royaux des Beaux-arts de Belgique. Un Picasso sempre attento “alle avanguardie” e che – come specifica Draguet – è “vicino a quella che Kandinsky definisce Abstraktia; un processo di natura simbolista di decantazione della realtà per condensarvi la portata soggettiva inscritta nell’esperienza unica dell’azione di ripensamento e del gesto pittorico”.
Cecile Debray, presidente del Musées national Picasso-Paris
Cecile Debray, presidente del Musées national Picasso-Paris , altra curatrice della mostra tiene in particolare ad evidenziare come “questa esposizione sia un inedito appassionante, nel suo concentrarsi sulla genesi picassiana e sulle sue sperimentazioni all’interno del suo atelier (fotograficamente qui assai ben documenate, ndr). Così come rivela il suo legame intimo con i principi essenziali dell’astrazione all’interno del suo processo creativo e che sono assai ben documentati dalle collezioni del Musées national Picasso-Paris che ne conserva le più belle e fondamentali testimonianze”.
E ancora, è in mostra Hommme à la guitare del 1911 in cui, tra i grigi, Picasso dissemina elementi riconoscibili del “musicista” (dei baffi, le pagine di uno spartito, etc) all’interno della scomposizione analitica tipica del nuovo linguaggio cubista. Per non dire dei papiers collés Violon et feuille de musique del 1912 (sempre dal Musées national Picasso-Paris) e soprattutto Guitare del 1913, fino a Composition del 1920 e al Projet pour un monument a Guillaume Apollinaire, e per finire – in questo crescendo continuo di un percorso espositivo cristallino e consequenziale pur nella complessità dell’universo picassiano – Nu au bouquet d’iris et au miroir del 1934.
Bruxelles
Una mostra che con convinzione consiglio ai picassiani e non solo, perché dopo tante mostre sul genio di Malaga che hanno avuto per faro un medesimo solco, a Bruxelles si traccia una via nuova. Ed è il frutto maturo di una ormai consolidata ricerca.
Picasso & Abstraction, Musées royaux des Beaux-arts de Belgique, Bruxelles fino 12 febbraio 2023